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capodanno a new york 2012 foto cecilia polidori

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"Si continua ad abbandonare qualcosa. Si continua a dire addio. Il problema, forse, è cercare d'inventare nuove perfezioni, pensare che ogni momento è una perfezione che comunque si può perfezionare..."

Ettore SOTTSASS, Scritto di notte, maggio 2010

"Si procede per tentativi, valutando empiricamente le diverse soluzioni possibili..."

Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, marzo 2011

la foto di fondo è un autoritratto dell'Autrice all'esterno di The Cloud Gate, AT&T Plaza, Millenium Park, S Michigan Ave, Chicago, Illinois, comunemente chiamato The Bean, il Fagiolo,agosto 2011

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martedì 10 gennaio 2012

Gruppo T - Lea Vergine

Gruppo T
"Nel 1959 nasce a Milano il Gruppo T, composto da cinque studenti dell'Accademia di Brera (Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gabriele De Vecchi, Gianni Colombo, Grazia Varisco); di una decina d'anni più giovani di me, che affrontano le tematiche dell'Arte programmata."
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., cap. V, pag. 43
Giovanni Anceschi, Struttura cilindrica virtuale
Grazia Varisco, Variabla Kinetic Schema luminoso variabile

Il Gruppo T era un gruppo di artisti italiani sperimentale formato a Milano nel 1959 e attivo durante i primi anni '60. Fu fondato da Boriani Davide e De Vecchi Gabriele a cui si aggiunsero Anceschi Giovanni, Colombo Gianni e Varisco Grazia. Il Gruppo T fu tra i più importanti gruppi di Arte cinetica e programmata in Italia, il quale introdusse una forma di arte innovativa, attraverso la realizzazione di esperimenti percettivi e di ambienti interattivi finalizzati a sollecitare e ricreare reazioni diverse e inaspettate nello spettatore.  Propone una rottura nei confronti delle forme artistiche tradizionali e la ricerca di una nuova forma d’arte altamente innovativa e radicale. L’intento del gruppo è di svincolare l’arte proponendo un nuovo rapporto tra opera ed osservatore, orientando e coinvolgendo completamente il fruitore dell’opera attraverso un’esperienza soggettiva multisensoriale.
Tavola elettromagnetica n° 8" di Davide Boriani
Il nucleo delle loro ricerche è un approccio alla realtà come identità spazio-temporale, come continuo divenire di fenomeni, tanto che la T che contraddistingue il gruppo sta per Tempo. Le prime esperienze del Gruppo T sono riconducibili alla prima mostra Miriorama, a cui seguirono 12 edizioni fino al 1962. Il particolare nome, suggerito dal pittore Enrico Bordoni, è un termine greco che significa “mille immagini” e che indicava una forma di intrattenimento in cui singolari meccanismi alteravano le immagini di elementi in movimento. Nell’esposizione gli artisti presentano ed esprimono nelle proprie opere una forte adesione al reale, attraverso la trasformazione e la variazione dell’opera stessa da parte del fruitore. Alla mostra sono state presentate opere realizzate con materie disparate come metalli, materie plastiche, elettricità, vapori d’anidride carbonica, fonti di calore, e aria compressa sono state progettate collettivamente e firmate a nome Gruppo T. Nel 1962, oltre all’organizzazione e alla partecipazione alla mostra Miriorama, il Gruppo T partecipò insieme ad altri gruppi italiani e stranieri alla mostra “Arte programmata”
Il gruppo T produce opere aperte, in cui il significato artistico della creazione può essere compreso dal fruitore soltanto attraverso un’esperienza di completa partecipazione, con l’attivazione di dispositivi ed artefatti artistici, manipolabili tramite l’intervento manuale o meccanico.
Ambiente Spazio Elastico by Gruppo T, 1967
Grande oggetto pneumatico. Ambiente a volume variabile
Durante la metà degli anni Sessanta, il gruppo risi occupa della realizzazione di mobili e provvisori, strettamente collegati alle reazioni del fruitore. Al concetto di interattività si aggiunge il concetto di abitabilità, espresso attraverso il tentativo di ricreare un nuovo legame e rapporto tra arte ed ambiente. Attraverso la realizzazione di ambienti immersivi e interattivi, finalizzati a modificare le aspettative del fruitore, alterandone la percezione con trucchi illusori ed ingannevoli percezioni, il gruppo vuole rendere l’opera totalmente imprevedibile e destare una sensazione di straniamento e di spaesamento nel fruitore. Gli ambienti immersivi ed interattivi furono ideati attraverso la riproduzione di uno spazio attivo instabile, mobile e provvisorio,legato alla completa esperienza polisensoriale dell’osservatore.
Varisco, Grande Sferisterio, 1960
Durante questa fase, i componenti del gruppo idearono opere utilizzando tecniche industriali e dell’industrial designer altamente riformatrici, che furono applicate al lavoro artistico,per ricreare e rifondare il rapporto tra arte e ambiente, attraverso una percezione prettamente soggettiva dello spettatore. La ricerca artistica del gruppo fu condotta tramite il riferimento inevitabile ed ineliminabile alle variabili di tempo e spazio. Infatti il fruitore può modificare nel tempo la struttura spaziale dell’opera. L'intervento attivo dello spettatore nell'opera era determinante: ne era prova l'etichetta provocatoria "Si prega di toccare" con cui gli artisti del Gruppo T accompagnavano l'esposizione delle loro opere. Il gruppo promuove, attraverso le proprie opere, un nuovo tipo di rapporto tra autore e spettatore, una nuova modalità di interazione tra l’opera ed il fruitore, in cui sia l’osservatore a definire il contenuto della creazione artistica ed il relativo significato, attraverso un intervento attivo e diretto, dell’artefatto proposto. 

Link di riferimento:

Lea Vergine
Nel 1965 ricevo un biglietto da Napoli, da una certa Lea Vergine,critica d'arte: mi dice che stava per dare il via a una rivista di architettura, arte e design dal titolo <<Linea Struttura>>"
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., cap. V, pag. 47
Lea VERGINE, IL CORPO COME LINGUAGGIO,editore Prearo, 1974
Lea Vergine è scrittrice, critico d’arte e collaboratrice dei più importanti quotidiani italiani, tra cui Il Manifesto Il Corriere della Sera. Quella di critica d’arte è però una definizione riduttiva perché, per l'importanza dei suoi studi e delle mostre da lei proposte, le si attaglia meglio la didascalia di storica e teorica dell'arte contemporanea. I suoi saggi, le sue scoperte, le sue sollecitazioni sui nuovi linguaggi e sul destino dell’espressione artistica hanno da sempre suscitato il dibattito culturale. E’ stata uno dei primi critici ad occuparsi della Body Art, pubblicando nel 1974 Il corpo come linguaggio, il libro che ha creato uno scandalo simile a quello delle opere che analizzava. Il testo di Lea Vergine, sebbene apparso quando le ricerche bodiste erano già un fenomeno ampiamente conosciuto in ambito internazionale, ebbe un'importanza e una funzione divulgativa fondamentale nel nostro paese, in quanto primo documento critico di ricerche in atto ma ancora poco conosciute ai non addetti ai lavori e osteggiate dalla critica più conservatrice. Testimone diretto della nascita e della crescita di uno dei più controversi movimenti artistici, il volume di Lea Vergine raccoglieva una serie di testi degli artisti stessi, ai quali l’autrice aveva chiesto di contribuire con una dichiarazione relativa al lavoro illustrato. Corredato di un’ampia documentazione di fotografie originali e fotogrammi di film, videotape, happening, azioni e performance, il volume analizzava l’evoluzione di questo fenomeno attraverso le opere di sessanta artisti. Il corpo come linguaggio è un testo ancora attualissimo tanto da essere ripubblicato nel 2000 da Skira.
Piero Manzoni, Opera d'arte vivente, 1961,
in una mostra a cura di Lea Vergine
Lea Vergine è autrice anche di altre storiche pubblicazioni sui problemi dell’arte contemporanea. Tra queste: Attraverso l’arte. Pratica politica (Arcana 1976), L’arte ritrovata (Rizzoli 1982), L’arte in gioco(Garzanti 1988), Gli ultimi eccentrici (Rizzoli 1990), Arte in trincea(Skira 1996), Ininterrotti transiti (Rizzoli 2001),e Art on Cutting Edge. A Guide to Contemporary MovementsParole sull’arte (il Saggiatore 2008). 
Organizzatrice di convegni e curatrice di mostre, Lea Vergine ha ideato esposizioni collettive presentate in Italia e all’estero come “Quando i rifiuti diventano arte. Trash rubbish mongo” dove affronta in modo sintetico ma comunque completo il vasto panorama di artisti che lavora o ha lavorato sul concetto di recupero.
Lea VERGINE, Trash, quando i rifiuti diventano arte, edit. Electa, 1997
I rifiuti dagli artisti sono stati fotografati, trattati, corretti, enfatizzati ... ma in ogni caso valorizzati, recuperati per farli sopravvivere alla dissoluzione a cui sarebbero destinati, per permettergli di "lasciare una traccia un indizio per chi resta". 
Gino de Dominicis, Origine e strane tradizioni, 
esposto nella mostra D'ombra
Un’altra importante mostra è “D’ombra”. La mostra propone le opere dove l'ombra risulta il movente e significante primo della rappresentazione, cioe' dove l'ombra resta intimamente partecipe della struttura psicologica umana alludendo all'altro lato della personalita' e a quanto di oscuro ed enigmatico si cela in essa. 
Tra le mostre ricordiamo anche: “L’altra metà dell’Avanguardia”, “L’ultima Avanguardia”, “Geometrie dionisiache”. Nel 1996 ha organizzato alla Galleria d’Arte Moderna di Torino il convegno La scena del rischio.

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