Fondata alla fine degli anni ’50 da Bruno Danese e Jaqueline Vodoz, con la collaborazione di alcuni artisti-designer; l’attività Danese inizia come un laboratorio artigianale per la produzione e la vendita di oggetti “unici”, “pezzi d’artista”, nel settore dei complementi d’arredo. Dopo un periodo di attività decentrata, Danese Milano apre la propria struttura espositiva in Piazza San Fedele: lo spazio è concepito non come semplice negozio ma come una vera galleria d’arte dove si succedono importanti mostre che esplorano “i possibili campi di intervento degli artisti sul problema dell’oggetto d’uso”. Significativo è l’incontro di Danese nel 1958 con due grandi designer, Bruno Munari e Enzo Mari, che segna il passaggio da una produzione di oggetti unici a una produzione in serie: nasce cosi una nuova collezione di oggetti per la casa non più solo esclusivamente indirizzati ad un mercato elitario. Danese è un vero e proprio “laboratorio sperimentale” per l’ideazione e la produzione di oggetti per la serie.
“Nel 1958 Bruno Munari parla di me a Bruno Danese, che viene a trovarmi. Sintonia immediata: è un giovane della mia età, curioso, appassionato. S’innamora al primo sguardo del Gioco dei 16 animali e dei frutti delle mie ricerche artistiche, di cui diventa collezionista. E’ grazie a quell’incontro fortunato che la mia vocazione ha la possibilità di esprimersi, e tramutarsi in un lavoro a tempo pieno: per Danese, dall’inizio degli anni Sessanta ai Settanta, sviluppo una sessantina di progetti messi regolarmente in commercio. Mezzo secolo dopo, una decina lo sono ancora e c’è chi li considera dei classici.“
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011,1° ediz.,pg 52
79 anni, 4 Compassi d’Oro e più di 1500 oggetti di design realizzati nella sua carriera di designer. Qualcuno lo ha definito “la coscienza di tutti noi, la coscienza dei designers”.
Enzo Mari è un teorico della progettazione industriale con l’etica come obiettivo del progetto. L’aspetto funzionale degli oggetti, l’efficienza delle prestazioni, la ricerca in campo di materiali e lavorazioni, sono i suoi principi base. Dopo la formazione all’Accademia di Brera inizia un progetto di ricerca che spazia dagli studi sulla percezione visiva (è tra gli esponenti dell’Arte Programmata e Cinetica), alla grafica e all’architettura. Contemporaneamente si dedica all’attività nascente del disegno industriale, presentando il suo primo progetto al brand Danese nel 1958. Un’attività di ricerca e progettazione per cui gli sono stati conferiti vari premi, tra i quali, i Compasso d’Oro.
Il Vaso Camicia, produzione Danese, 1961
Semplicissimo nella concezione ma di grande effetto, il vaso da fiori Camicia nasce nel 1961 ed è ancora sorprendentemente moderno.
L’autore del progetto è
Enzo Mari, da sempre legato da uno stretto sodalizio al brand Danese, che tuttora conserva in catalogo questo elegante complemento d’arredo. Di forme asciutte e essenziali, il vaso si compone di un duplice elemento: un cilindro di alluminio anodizzato opaco, senza fondo, sostiene e avvolge un contenitore di vetro trasparente. Il rivestimento esterno in metallo presenta un taglio verticale a tutta altezza che lascia intravvedere sul un lato il recipiente interno, e può così mostrare interamente i fiori collocati nel vaso.
Più di cinquant’anni ci separano dalla fondazione del marchio Danese. Lo scorrere del tempo ha generato un catalogo complesso e raro, tra innumerevoli prodotti, molteplici funzioni d’uso, passando attraverso l’ampiezza della scala dimensionale, l’eterogeneità dei materiali e la presenza di un corposo catalogo luce.
Nel 2010 Danese ha deciso perciò di partire dall’analisi di questo enorme database per inventare nuove strategie e vagliare inesplorati campi di ricerca.
Il vaso Camicia nel progetto “WASTE.NOT” di Danese.
WASTE.NOT nasce da un’utopia necessaria: credere di poter dare nuova vita alle risorse di materiale, energia e pensiero già prodotte e che devono essere conservate. La ricombinazione dei geni formali e funzionali propri del marchio rendono possibile la salvaguardia della sua ‘biodiversità’ oggettuale, generando nuovi ibridi o, chissà, chimere. Piccoli mostri di origine divina che propongono nuove funzioni estetiche e d’uso: create ‘ad arte’ traendo spunto dai bisogni e dalle utopie della vita quotidiana, esse si sviluppano in un processo continuo di ibridazione che coinvolge non solo i comportamenti umani ma anche la vita vegetale e quella animale.
WASTE.NOT non parla di “riciclaggio”, come trasformazione dello scarto per ricavare nuove materie prime, ma di “ricombinazione” dell’esistente in artefatti rifunzionalizzati, in grado, così, di acquisire nuova vita e nuova funzione grazie ad una manipolazione pratica e intellettuale.
Posacenere riconvertiti in microgiardini, appendiabiti che diventano trofei anti-caccia, librerie che si trasformano in orti domestici.
Horti & Horti - orto domestico prodotto ricombinato da: Marcello Pirovano
Contiene parti dei seguenti prodotti Danese:
H&H, libreria, Paolo Rizzatto, 2007
Camicia, vaso, Enzo Mari, 1961
Scomparto, contenitore raccolta differenziata, Enzo Mari, 2001
Koro, cestino, Enzo Mari, 1977
materiali: metallo verniciato fotocatalitico, ABS, vetro / colore: verde, bianco, nero, opalino