Even something as simple as a sugar bowl can be a major challenge for a designer. The Java Container, executed in white melamine, consists of a low cylinder with an angular side. The hollow grip, which is mounted vertically, acts as an ingenious joint for a hinged flat lid. The Java Container is one of the many fascinating designs produced by the Italian designer Enzo Mari for his company Danese.
Anche qualcosa di semplice come una ciotola per lo zucchero può essere una sfida importante per un designer. Il contenitore Java, eseguito in melaminico bianco, è costituito da un cilindro basso con un lato angolare. L'impugnatura cava, che è montata verticalmente, agisce come una ingegnosa cerniera per un semplice coperchio piatto. Il contenitore Java è uno dei tanti progetti affascinanti prodotti dal designer italiano Enzo Mari per la sua azienda Danese
Nelle creazioni di Mari tutto è estremamente congiunto, tutto torna in un circuito di creatività dove il bello e l’utile si fondono nella ricerca dello strato più profondo, irriducibile si diceva, della figura semplificata e pura. È puro ciò che è, nulla di più nulla di meno. Una scodella è una forma assoluta; anche la falce.
La ricerca di Mari è tesa a non dimenticarsi mai di pensare attivamente la struttura, a cercare il punto di rottura dove la sovrastruttura s’infrange lasciando emergere la forma assoluta. Una ricerca controcorrente che si scontra con il mercato stesso per il quale quegli oggetti spesso sono stati realizzati e che cerca, almeno parzialmente, di modificare in modo virtuoso le decisioni degli imprenditori. Per Mari la vita è lotta, l’arte è essenzialità.
Con le sue affermazioni metodologiche, Mari sottolinea la necessità di un procedere razionale e di una profonda cultura pregressa, in altre parole, ribadisce ancora una volta la supremazia del progetto sull’oggetto. Affrontare un nuovo lavoro significa per lui una sorta di ricerca dell’intrinseca qualità formale dell’oggetto che, per arrivare al risultato finale, implica un ripensamento a tutte le forme passate e a tutte le forme possibili. Si avvia un dispositivo progettuale, un procedere razionale, che consiste nel selezionare, nel depurare, nel sacrificare “un dettaglio superfluo a favore del significato d’insieme”, “nell’eliminare tutto ciò che è inutile e falso” utilizzando come criteri di riferimento le ragioni del progetto e tenendo ben presente che la sua qualità “dipende dal grado di cambiamento culturale che innesca”. Solo in questo modo è possibile ogni volta arrivare all’unica forma possibile, le caratteristiche formali dell’oggetto sembrano emergere quasi spontaneamente attraverso uno spietato processo di progressiva negazione: “una forma è giusta se è (non ha alternative) non è giusta se sembra (le alternative sono infinite)”. Il metodo progettuale di Mari è così radicalmente rigoroso da arrivare, in alcuni casi, a definire il miglior progetto possibile addirittura la negazione totale, ossia non progettare alcun oggetto, a riprova di una posizione anticonsumistica, a volte irrimediabilmente “diseconomica”, come lui stesso afferma.
da :Enzo Mari (Sette – aprile 2011)
«Vendo dunque sono»?
«Poi c’è un 5% che capisce, ma cinicamente accetta le distorsioni dello stesso mercato: oggetti costruiti per durare solo qualche mese… Non servono a chi li acquista, ma a chi li produce per fare profitto. È legittimo, ma non si riempiano riviste e volumi per dire che questi lavori contengono qualcosa di cui la società ha bisogno».
Che caratteristiche dovrebbe avere un oggetto di design?
«Io ho sempre messo alla base della mia ricerca la bellezza della forma. E l’idea di standard».
L’idea di standard?
«Oggetti che vadano bene per tutti, anche per chi li fabbrica, e che non passeranno mai di moda».
Un suo oggetto che secondo lei ne avrebbe meritato di più?
«La zuccheriera/formaggiera Java. Ha presente come sono fatti i coperchi delle zuccheriere?».
Me lo spieghi lei.
«Spesso sono collegati alla base da una piccola cerniera di ferro. Beh, io progettai Java senza quella cerniera, perché volevo evitare che un operaio che aveva trascorso la giornata a incastrare pezzetti di metallo, si trovasse di fronte a quegli stessi pezzetti anche a casa».
Da un intervista concessa a Gianni Marcarino per Federmobili (n. 5 del 2002):
Mari conferma la sua posizione critica verso il marketing e gran parte della produzione industriale attuale.
“ Per me il vero design è di chi produce non di chi compra”: Questo pensiero sintetizza un modo chiaro di vedere il design come percorso che parte da una filosofia di fondo del progettista, il quale incontra l’artigiano/industriale produttore disponibile a condividere una strada comune. Nascono così prodotti con un contenuto “ forte”; oggetti che a distanza d’anni mantengono un significato ed un valore non solo economico ma
anche culturale e sociale.
E’ la sintesi di quello che è stato, con diverse sfumature, il design di gran parte del ‘900. Un design spesso rivoluzionario nelle premesse sociali, ovvero l
a produzione d’oggetti al servizio di una società nuova, con le persone, la massa finora esclusa dalla disponibilità dei beni, che possono finalmente utilizzare oggetti belli, utili, dotati di un estetica nuova, slegata dai vecchi stili a dalle consunte abitudini borghesi.Le cose non sono an
date proprio nella direzione della condivisione popolare verso il design. La società, pur crescendo il livello qualitativo dal “basso”, ha recepito il rinnovamento estetico e di costume proposto, proprio nelle fasce sociali privilegiate (come già con le Arts and Craft di Morris), dotate di maggiori strumenti culturali e, soprattutto, economici; la produzione in mano a piccole aziende non ha consentito economie di scala tali da imporre prezzi popolari (e questo non certamente a causa della distribuzione). Queste condizioni generali hanno portato, come in architettura, il mondo del design verso lo “stile” design, come si trattasse di un qualunque movimento estetico del passato.
Diverse sono state le reazioni e le posizioni rispetto quest’irrigidimento; l’ingresso del marketing nel design ha significato uno stravolgimento di valori. Le cose viste dal punto di vista del mercato. Non più il designer filosofo e creativo con una propria visione da proporre, ma un interprete dei gusti e delle tendenze che arrivano dal mondo in genere; in fondo solo un buon interprete. L’industria diventa strumento tecnico disponibile a far passare non una propria personale identità, ma quello che il determinato momento richiede.
Mari vede in questa situazione, la voracità del mercato e del consumismo che bruciano prodotti ed insieme valori. Negli ultimi dieci anni le grandi compagnie di distribuzione commerciale, molte industrie hanno vissuto sulle invenzioni e sugli investimenti in ricerca di poche aziende, copiando i loro prodotti, riducendone la qualità complessiva e inondando il mercato col cosiddetto “ design democratico”. Il marketing ha preteso di dettare le forme partendo dalle esigenze più o meno latenti della gente.
Proprio per le sue prese di posizione a volte estreme, il rapporto di Enzo Mari con l’industria del design è stato a volte ambiguo e conflittuale. A tal proposito, vale la pena riportare un singolare annuncio, da lui pubblicato a pagamento, apparso qualche anno fa sulle pagine di una famosa rivista internazionale di design: È una richiesta ed insieme un appello all’industria del design, vi si ritrovano in sintesi le condizioni che Mari detta ai suoi potenziali committenti ed alcuni concetti cardine che riguardano nuovamente la sua filosofia progettuale. Egli auspica una piccola rivoluzione produttiva che si opponga alla dittatura del marketing e del mercato. L’impegno nella ricerca del significato della forma è, secondo un ribaltamento mariano di prospettiva, ciò che permette al designer di dare un senso al fare industria. In quest’ottica è nell’interesse di entrambi, designer e imprenditore, garantire qualità e dignità alla progettazione di oggetti.
Bibliografia Web:
http://www.pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=1966
http://collectie.boijmans.nl/popup/save/tms_object/V%20236%20a-b%20(KN&V)/?lang=en§ion=collect ie
http://www.vittoriozincone.it/2011/04/14/enzo-mari-sette-aprile-2011/
http://www.antithesi.info/testi/testo_2.asp?ID=190
http://www.welovenature.org/blog/?p=63
Bibliografia Immagini:
http://www.moma.org/collection/browse_results.phpcriteria=O%3AAD%3AE%3A3766&page_number=8&template_id=1&sort_order=1
http://www.pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=1966
http://www.elle.it/Elle-Decor/Architettura-design-casa/60-anni-di-design-italiano-a-puntate2/1960-05
http://www.botterweg.com/Auction/Bid/tabid/59/auctionid/11/lotid/3326/language/en-US/Default.aspx
http://www.educational.rai.it/lezionididesign/oggetti/CONTENITOREJAVA.htm
http://www.arkidesignblog.it/2009/11/09/enzo-mari-vince-il-japan-design-awards-2009/
http://www.edilportale.com/eventi/2010/galleria-dell-architettura-bologna/conversazione-su-teoria-ed-etica-del-design-con-enzo-mari-e-rolando-giovannini_7410.html