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capodanno a new york 2012 foto cecilia polidori

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"Si continua ad abbandonare qualcosa. Si continua a dire addio. Il problema, forse, è cercare d'inventare nuove perfezioni, pensare che ogni momento è una perfezione che comunque si può perfezionare..."

Ettore SOTTSASS, Scritto di notte, maggio 2010

"Si procede per tentativi, valutando empiricamente le diverse soluzioni possibili..."

Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, marzo 2011

la foto di fondo è un autoritratto dell'Autrice all'esterno di The Cloud Gate, AT&T Plaza, Millenium Park, S Michigan Ave, Chicago, Illinois, comunemente chiamato The Bean, il Fagiolo,agosto 2011

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sabato 21 gennaio 2012

Quando il design...


Vi è mai capitato che sfogliando una rivista, qualsiasi essa sia, vi capiti sotto gli occhi quello che per giorni si è studiato nei post? La cosa sorprendente, se vi è capitato, è “emozionarsi” di aver notato, ma soprattutto riconosciuto, per esempio, la lampada SPLUGENBRAU dei fratelli Castiglioni. Nel mese di dicembre sono stata a Milano per qualche giorno e appena arrivata mi sono documentata sulle mostre che c’erano in città. In Triennale, guarda il caso, una mostra: “Le fabbriche dei sogni. Uomini, idee, imprese e paradossi delle fabbriche del design italiano”.

Un viaggio nel mondo del design, della sua storia, dei suoi protagonisti. Un percorso dinamico, mutevole, quasi fiabesco, che mi presentava, uno dopo l’altro, tutti gli oggetti studiati. La Chaise longue di Le Corbusier, la Valentine e la Carlton di Ettore Sottsass, la zuccheriera Java di Enzo Mari, Sella, Mezzadro o la lampada Arco dei fratelli Castiglioni, prodotti da quelle che Alberto Alessi ha definito appunto, “fabbriche del design italiano”.
Il ruolo degli oggetti nella società dei consumi, la differenza tra designers metanoici e paranoici, la pratica di borderline sono solo alcuni dei temi affrontati nel percorso della mostra. L’oggetto odierno possiede molti valori intrinseci: un valore semantico, un valore funzionale e un valore poetico. “Gli oggetti servono anche per mettere in piedi lo scenario del nostro privato teatro quotidiano”. I designers, quali “fabbricatori” di questi oggetti contribuiscono con due atteggiamenti differenti: paranoico, tipico di chi pretende di insegnare alla gente come si deve comportare, e metanoico, vale a dire l’atteggiamento opposto di chi si china amorevolmente sulla società lasciandola libera. Tipico del primo atteggiamento possiamo ritrovare Enzo Mari che afferma: “quando vedo che un mio progetto si vende davvero bene comincio a pensare che non era un buon progetto di design.”
Ho avuto la possibilità di scoprire questi temi, alcuni dei quali a me sconosciuti, come alcune figure del design dal dopoguerra fino ad oggi che ancora non conoscevo.
Penso proprio che comincerò a documentarmi meglio. Quando il design ti appassiona

mercoledì 18 gennaio 2012

Portacenere Borneo: la funzionalità a portata di mano

Il portacenere Borneo viene progettato da Enzo Mari nel 1966 e prodotto a distanza di un anno dalla Danese, azienda per la quale dal ‘58 sviluppa innumeroveli progetti. L’oggetto in questione è realizzato in melamina, materiale non infiammabile ed economico per quel tempo, ed ha le dimensione di 12,5x6,5 cm; esso è un’applicazione esatta di stampaggio. Al portacenere,come ad esempio a Il gioco dei 16 animali e alla Serie della Natura, Mari designer deve una certa fama internazionale, pur essendo oggetti dalla “forma semplice”,e questo non perché rivestano un basso grado di complessità, ma perché ne è sempre chiara ed economica la struttura formale. Il portacenere nasce da un bisogno. Infatti Mari, come ogni altro fumatore incallito, ha bisogno di un oggetto pratico, capiente, funzionale, e sì perché qualsiasi oggetto per poter essere utile e quindi appetibile deve essere prima di tutto funzionale. Così lo scrittore comincia a pensare a quali debbano essere le funzioni a cui esso deve rispondere e lo fa analizzando se stesso, il suo modo di fumare, le sue abitudini, perché è fondamentale che l’artefice di un progetto prenda come riferimento se stesso e i suoi bisogni per riuscire a creare qualcosa di utile anche ad altri. Allora comincia ad immaginare un portacenere capace di contenere i suoi 40 mozziconi, alla possibilità di trasportarlo facilmente e che gli permetta di riporre la sigaretta tra uno schizzo e l’altro magari. Ne deriva quindi un oggetto di forma circolare, dalle ridotte dimensioni, dotato di una zona obliqua di spegnimento e di un bordo-appoggio: un portacenere dal design semplice ma innovativo.
“ …la forma deve essere eterna, fuori dal tempo, libera dalle mode e la sua qualità alla portata di chi fabbrica l’oggetto”
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ed. Mondadori, Milano 2001, cap. VI, pag. 52
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