"Un designer dovrebbe sapere che gli oggetti possono diventare lo strumento di un rito esistenziale."
Ettore Sottsass,  Nel mondo degli oggetti, conversazione del 10 Marzo 2004, "Domus", n.869, Aprile 2004.
Fu l’ingegnere Camillo Olivetti  nell’ Ottobre del 1908 a fondare ad Ivrea la prima fabbrica di macchine  per scrivere italiana, anche se nel paese esistevano già una serie di  agenti che diffondevano le marche americane (Remington, Monarch, Oliver,  Royal, Corona, Underwood ed altre). L’ingegnere Camillo Olivetti,  insieme a soli venti operai dopo quasi tre anni di studi e progetti, nel  1911 finalmente fu  in grado di presentare il suo prodotto: è la M1,  la prima macchina per scrivere italiana, la quale fu presentata al  pubblico per la prima volta all’Esposizione Internazionale di Torino nel  1911.  Negli  anni a venire la produzione di macchine per scrivere si ridusse al  minimo e si costruirono giroscopi per siluri. 

A Camillo Olivetti  successe il primogenito ingegnere Adriano, che venne assunto nel 1924 come operaio. Usare  una macchina da scrivere significa prima di tutto stabilire con lo  strumento una relazione. Come girare la chiave in una serratura, come  impugnare un paio di forbici e dosarne la pressione, la relazione che si  instaura è di tipo fisico e meccanico, e in questo caso si traduce  nell’impressione di un grado di tensione sul foglio bianco, ovvero nella  possibilità di affidare alla scrittura la traccia anche materiale di  un’enfasi. Rumore di tasti, giochi di leve e tiranti, hanno dettato fino  a pochi anni fa il ritmo delle narrazioni, hanno scandito i tempi e  caratterizzato le modalità del giornalismo, e in Italia hanno segnato  l’inizio della favola Olivetti. Olivetti significa macchina per scrivere e macchina per scrivere significa M20, modello successivo della M1 e antecedente alla M40. Ma le vere novità sono la MP1, prima macchina per scrivere portatile, e la Studio 42, prima macchina semi-standard.
 
 
  La MP1  non è pensata solo per il lavoro negli uffici: maneggevole ed elegante,  può essere utilizzata dovunque, a casa, in viaggio, all’aperto.
 
 La Studio 42 è venduta in una valigetta di legno con manico per facilitarne il trasporto
Segue la macchina per scrivere M 80, in seguito ribattezzata Lexikon 80 con una forma più arrotondato, facendo di questo modello un esempio di design italiano degli anni '50 delsecolo scorso.
Siamo negli anni ’50 quando entra in produzione il primo grande successo della ditta di Ivrea: Lettera 22, Progettata da Marcello Nizzoli in collaborazione con l’ingegnere Giuseppe Beccio,  è il primo esempio di macchina portatile, pratica, leggera e  maneggevole, venduta in una custodia con maniglia, prima di cartone e  poi in similpelle. 
 
Instructions for the use of the Olivetti Lettera 22 typewrite.
Tra la produzione Olivetti si annovera anche il nome di Ettore Sottsass,  che alla fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60 contribuisce al  design, estremamente innovativo, del primo calcolatore commerciale a  transistor del mondo:  ELaboratore Elettronico Aritmetico, ELEA 9003.   Ma il contributo di Ettore Sottsass non finisce qui.  Il secondo atto  di questa rivoluzione di idee coincide con la messa in commercio di Valentine.  La forma delle cose, fino alla fine degli anni ’60, era rimasta fedele a  certi dettami, arrivando a quei tempi senza grandi scossoni. Ed è  proprio in questo mondo di colori noiosi e oggetti amorfi che irrompe  Ettore Sottsass, con le sue plastiche laminate, forme sensuali e  brillanti, e con in tasca l’idea che la seriosità di uno strumento di  lavoro e l’ironia di un giocattolo potessero convivere nello stesso  oggetto. 
 Ecco le parole dello stesso Sottsass: «La  portatile, oggi, diventa un oggetto che uno si porta dietro come si  porta dietro la giacca, le scarpe, il cappello, voglio dire queste cose  alle quali si bada e non si bada, […]. La Valentine l’abbiamo disegnata  pensando un po’ a queste cose e pensando che una biro, un cappello, una  giacca, una portatile, possano anche far parte, a un certo punto, di un  tipo di ritmo, un catalogo di valori, di una misura di spazi che non  siano inevitabilmente quelli della proprietà, del sussiego, della  continuità, della definizione e tutte queste cose, ma possono anche  essere gli ambienti, gli spazi, i ritmi, le dimensioni e i valori di una  continua creatività, della permanente sconfessione e ricreazione dei  linguaggi, di un permanente spostamento degli equilibri e alla fine di  una specie di gioco di strizzatine d’occhio, di strette di mano, di  passaggi di idee, di proposte».
Ecco le parole dello stesso Sottsass: «La  portatile, oggi, diventa un oggetto che uno si porta dietro come si  porta dietro la giacca, le scarpe, il cappello, voglio dire queste cose  alle quali si bada e non si bada, […]. La Valentine l’abbiamo disegnata  pensando un po’ a queste cose e pensando che una biro, un cappello, una  giacca, una portatile, possano anche far parte, a un certo punto, di un  tipo di ritmo, un catalogo di valori, di una misura di spazi che non  siano inevitabilmente quelli della proprietà, del sussiego, della  continuità, della definizione e tutte queste cose, ma possono anche  essere gli ambienti, gli spazi, i ritmi, le dimensioni e i valori di una  continua creatività, della permanente sconfessione e ricreazione dei  linguaggi, di un permanente spostamento degli equilibri e alla fine di  una specie di gioco di strizzatine d’occhio, di strette di mano, di  passaggi di idee, di proposte». 
A  quarant’anni dalla sua prima comparsa nella storia del design, la  macchina da scrivere portatile Olivetti rinasce un’altra volta in  formato hi-tech.  
Per concludere, anche se non ultima… 
 
 ...quella macchina da scrivere usata da mio papà non era altro che un Olivetti Lettera 35, un pezzo di design del 1975 disegnata da Mario Bellini.  
OLIVETTI NOT ONLY TYPEWRITER... 
Modularità  dei componenti e semplicità del design per un sistema di arredamento  che si adatta alle più diverse esigenze degli ambienti di ufficio.
"La  Serie 45 può essere considerata come uno dei più completi sistemi per  ufficio oggi sul mercato. Comprende una serie di attrezzature per la  famiglia delle macchine elettroniche Olivetti, un pacchetto complessivo  di mobili per ufficio (tavoli, scrivanie, sedie impilabili, basi,  cassettiere) ed un assortimento di accessori che vanno dal portaombrelli  ai supporti per il telefono. Si tratta di un completo e consistente  vocabolario di arredo per uffici innovativo al punto di essere muto nel  design, ma spiritoso in alcuni dettagli e raffinato e rigoroso nell'uso  del colore. E' anche raccomandabile per il suo prezzo". Il  carattere qualificante nella progettazione della Serie 45 probabilmente  risiedeva nella ricerca di soluzioni sempre più razionali per  l'arredamento degli ambienti d'ufficio; ricerca ispirata e guidata nei  primi anni '70 da Ettore Sottsass, con la collaborazione  di diversi designer. Incaricato di progettare, dopo il design dell'Elea e  di alcune macchine per scrivere, quello di tutti i prodotti  elettronici, aveva maturato l'idea di costruire uno schema generale  di  riferimento dimensionale che potesse essere utilizzato per qualsiasi  prodotto per ufficio; la soluzione venne identificata nella costruzione  di una specie di griglia strutturale che avrebbe dovuto essere in grado  di contenere e integrare i volumi tecnici delle varie apparecchiature  elettroniche. Questa impostazione non ebbe grande successo. Ma se con le  apparecchiature elettroniche il progetto di Sottsass ebbe scarso  successo, quando la stessa idea venne trasferita all'ambito dei mobili  per ufficio, prodotti dalla Olivetti Synthesis, le cose  andarono molto meglio e il progetto risultò vincente. L'idea di fondo  era quella di un modulo tridimensionale su cui dimensionare sia i mobili  che gli arredi per l'ufficio, avendo presenti anche gli spazi dedicati  alle macchine, ai telefoni e agli altri oggetti che sui mobili di un  ufficio devono trovare posto. Nel modulo pensato da Sottsass la misura  di 45 centimetri rappresentava un riferimento base; da qui, la  denominazione di "Serie 45". 
La  Serie 45 è articolata in oltre 100 i componenti che consentono un'ampia  varietà di soluzioni: tavoli e scrivanie di diverse dimensioni,  tavolini per calcolatrici e macchine per scrivere, sedie, cassettiere  fisse o su rotelle, armadi e classificatori verticali, pannelli divisori  snodabili per l'arredamento degli uffici "open space", numerosi  accessori da tavolo o da pavimento (portamantelli, portaombrelli,  cestini per la carta, vaschette portadocumenti, portaoggetti, mensole  reggitelefono, posacenere, ecc.). 

 
Verso  la metà degli anni ’60, in Olivetti inizia la produzione di una serie  di articoli omaggio originali, spesso realizzati nelle stesse fabbriche  aziendali. Nella maggior parte dei casi sono oggetti disegnati da  Marcello Nizzoli e Giovanni Pintori, a cui si devono il design e la  grafica di tanti p
rodotti, m anifesti e pubblicazioni Olivetti.  Il  tagliacarte di Marcello Nizzoli, prodotto nel 1960, diventa uno dei  simboli dell’Olivetti che avvia la produzione di una serie di oggetti di  design da donare come omaggi natalizi, tra cui, anche, il Barattolo  portamatite in melamina dell’Olivetti con raffigurati i disegni del  designer e artista belga J.M. Folon. 
 
Personal computer M20  è il primo PC prodotto dalla Olivetti, basato su un'architettura  proprietaria. Il design è curato da Ettore Sottsass, Antonio Macchi  Cassia e George Sowden.
Computer M10  è il primo portatile della Olivetti. Il design di Perry A. King e  Antonio Macchi Cassia è particolarmente attento all'ergonomia, in  particolare con il display a cristalli liquidi (8 righe x 40 caratteri)  orientabile per favorire la leggibilità.
Dal pallottoliere alla calcolatrice meccanica
 
 Il  calcolo non entra in Olivetti come prodotto a se stante, ma come  funzione aggiunta alle macchine per scrivere. E’ l’inizio di una nuova  produzione, quella delle macchine contabili che scrivono e consentono  calcoli in senso verticale e due conteggi in senso orizzontale. Quando  la Olivetti decide di intraprendere la strada delle macchine da calcolo,  sul mercato mondiale coesistono macchine scriventi, che stampano i  risultati, ma consentono di fare solo somme e sottrazioni, e macchine  non scriventi che eseguono tutte e quattro le operazioni, ma si limitano  a presentare i risultati in appositi quadranti.
 MC 4M Multisumma   è una moltiplicatrice scrivente elettrica in grado di effettuare  addizioni, sottrazioni e moltiplicazioni. Il progetto è di Natale  Capellaro, mentre il design è curato da Marcello Nizzoli. 
Divisumma 24  in grado di eseguire tutte e quattro le operazioni. Qui presentata con e  senza carrozzeria per rendere visibili i complessi meccanismi  cinematici della macchina. Era all'avanguardia tecnologica per i suoi  tempi ed ebbe uno straordinario successo commerciale in Italia e sui  mercati internazionali.
Olivetti: un’antica tradizione ergonomica.
 
Ai  progettisti e ai designer vengono chieste nuove competenze. Non ci si  accontenta più dell’eccellenza tecnologica e dell’eleganza formale: il  disegno, la forma della macchina, deve tenere conto, oltre che della  funzione a cui è destinata, anche della persona che la utilizzerà. Si  riducono perciò i gradi di libertà del designer: la sua creatività deve  fare i conti con nuovi vincoli, perché la forma deve essere compatibile  nel miglior modo possibile con vari parametri e misurazioni riguardanti  la fisiologia della mano o della spina dorsale, della vista, dell’udito,  ecc. Accanto al designer nasce la figura dell’ergonomo.
 L’attenzione  alle condizioni del lavoro fa parte delle caratteristiche storiche  dell’Olivetti, che ha sempre chiesto agli architetti che progettavano i  suoi uffici e stabilimenti di pensare ad ambienti di lavoro moderni,  luminosi, gradevoli per chi vi deve passare giorni di lavoro. Anche  nella progettazione delle nuove macchine l’Azienda è sempre stata molto  attenta alle esigenze di chi le avrebbe dovuta utilizzare. Si può quindi  affermare che l’Olivetti ha sempre avuto una sensibilità ergonomica,  qualità d’altra parte indispensabile per chi produce macchine per  l’ufficio.
L’attenzione  alle condizioni del lavoro fa parte delle caratteristiche storiche  dell’Olivetti, che ha sempre chiesto agli architetti che progettavano i  suoi uffici e stabilimenti di pensare ad ambienti di lavoro moderni,  luminosi, gradevoli per chi vi deve passare giorni di lavoro. Anche  nella progettazione delle nuove macchine l’Azienda è sempre stata molto  attenta alle esigenze di chi le avrebbe dovuta utilizzare. Si può quindi  affermare che l’Olivetti ha sempre avuto una sensibilità ergonomica,  qualità d’altra parte indispensabile per chi produce macchine per  l’ufficio. 
 
A partire dagli anni  ’40  questa sensibilità diventa più sistematica e consapevole. Le operazioni  che un utente compie su una macchina per scrivere o da calcolo vengono  controllate nei diversi aspetti visivi e funzionali e di conseguenza i  designer si sforzano di adattare le forme e le funzioni delle macchine  progettate. 
Le  cure maggiori sono dedicate alle tastiere: si riducono gli angoli di  inclinazione, si modifica il raggruppamento dei tasti, si introduce il  colore per i tasti funzione, ecc. E poi si studiano forme più comode e  anatomiche per manopole e leve di comando, si introducono leggii e  display per facilitare la digitazione e il controllo del lavoro.  
Grande  attenzione viene dedicata ai mobili per ufficio prodotti dalla Olivetti  Synthesis: sedie, scrivanie e tavolini per le macchine devono  consentire all’operatore posizioni di lavoro corrette, ottimali ai fini  del lavoro e non dannose per la salute fisica.