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capodanno a new york 2012 foto cecilia polidori

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"Si continua ad abbandonare qualcosa. Si continua a dire addio. Il problema, forse, è cercare d'inventare nuove perfezioni, pensare che ogni momento è una perfezione che comunque si può perfezionare..."

Ettore SOTTSASS, Scritto di notte, maggio 2010

"Si procede per tentativi, valutando empiricamente le diverse soluzioni possibili..."

Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, marzo 2011

la foto di fondo è un autoritratto dell'Autrice all'esterno di The Cloud Gate, AT&T Plaza, Millenium Park, S Michigan Ave, Chicago, Illinois, comunemente chiamato The Bean, il Fagiolo,agosto 2011

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lunedì 21 novembre 2011

E.M. Arte Programmata, Gruppo T

“Per rendere più lineari i risultati delle mie ricerche, ne organizzo in modo sistematico le fasi: il concetto di programma diventa prima l’asse portante, poi l’obiettivo finale del mio lavoro .Sto parlando di quel tipo d’indagini che vanno sotto il nome di Arte Programmata"
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011,1° ediz., pg. 41
“Non ero il solo a muovermi in quella direzione. Nel 1959 nasce a Milano il Gruppo T, composto da cinque studenti dell’Accademia di Brera (Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gabriele De Vecchi, Gianni Colombo, Grazia Varisco), di una decina d’anni più giovani di me, che affrontavano le tematiche dell’Arte programmata.”
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011,1° ediz., pg. 43
L'Arte Programmata nasce in Italia agli inizi degli anni Sessanta. Il termine viene usato la prima volta da uno degli esponenti principali del movimento, Bruno Munari, in occasione della mostra chiamata appunto "Arte Programmata", organizzata a Milano nel 1962 all'interno di un negozio Olivetti. Alla base della sua nascita sta la riflessione sui risultati delle conquiste scientifiche e tecnologiche di quegli ultimi anni, una riflessione che contempla una diversa collocazione culturale del lavoro dell'artista, alla ricerca di un rigore in grado di essere un'alternativa al gusto volubile avvertito nel pubblico e che quindi instaura con la macchina un rapporto più diretto trasformandola in uno strumento di valorizzazione estetica.

Le componenti alla base delle ricerche dell'Arte programmata sono in sostanza due. Da un lato c'è l'interesse per processi ideativi diversi che si avvicinino ai nuovi sistemi produttivi, dall'altro il desiderio di sottrarsi alle regole del mercato dell'arte che privilegia l'opera unica e irripetibile e che, nel momento stesso in cui mercifica il prodotto, mortifica gli intenti culturali e sociali di chi lo ha realizzato: "L'opera artistica non può essere un pezzo unico, ma bisogna mirare alla serialità per dare così la possibilità a più persone di possedere un'opera d'arte anche se riprodotta" (Munari).

Il campo d'azione privilegiato dell'Arte programmata è quello dell'indagine sulla percezione visiva della realtà, utilizzando deformazioni stroboscopiche e studi scientifici sul movimento e sulla percezione, e ampliando quindi il raggio d'azione dell'attività artistica a un settore ritenuto finora esclusivo dominio delle discipline scientifiche. Questo cercando di sfruttare tutte le possibilità - meccaniche, luminose, elettromagnetiche - di movimento e di percezione dell'opera, programmandone quasi scientificamente il funzionamento.
Appartengono al movimento Bruno Munari, Getullio Alviani, Enzo Mari, il Groupe de recherche d'art visuel, il Gruppo T e il Gruppo N.
Il Gruppo T nasce nel 1959 a Milano e si sviluppa in Italia alle origini dell’Arte interattiva. Fu fondato da Boriani Davide e De Vecchi Gabriele a cui si aggiunsero Anceschi Giovanni, Colombo Gianni e Varisco Grazia.
“Topoestesia” di Colombo Gianni, 1977

A Zagabria, Gianni Colombo prende parte alla terza edizione di Nova tendencija. Per l'occasione realizza Topoestesia-Ambiente sperimentale a zone contigue, un ambiente coinvolgente il comportamento dello spettatore, i suoi riflessi di postura (sinestesia, bariestesia, topoestesia).
Il Gruppo T fu tra i più importanti gruppi di Arte cinetica e programmata in Italia, il quale introdusse una forma di arte innovativa, attraverso la realizzazione di esperimenti percettivi e di ambienti interattivi finalizzati a sollecitare e ricreare reazioni diverse e inaspettate nello spettatore.
Il gruppo, fondato da Boriani Davide e De Vecchi Gabriele, si definì come Gruppo T, riferendosi al concetto di tempo, come nuova variabile del divenire in una dimensione spazio temporale, che coinvolge completamente il fruitore.
Il gruppo può essere considerato tra i precursori dell’Arte cinetica che nasce effettivamente nel 1961, in seguito alla sperimentazione di oggetti in movimento condotta da Calder Alexander e Munari Bruno, che propose esperimenti di carattere percettivo, tramite l’ideazione di artefatti, che acquistano caratteristiche proprie attraverso un intervento esterno del fruitore, analogamente proposti da Vasarely Victor e dal Gruppo N. Il gruppo T si propone in un periodo altamente significativo per l’arte internazionale, presentandosi in concomitanza alla nascita di gruppi con intenti artistici analoghi, come ad esempio il Gruppo Zero di Dusseldorf, Gruppo N, Grav o Groupe de Recherche d’art visual e Equipe 75 con i quali condivide l’aspetto di rottura verso le forma artistiche tradizionali e la ricerca di una nuova forma d’arte altamente innovativa e radicale. Il Gruppo T fu particolarmente critico e severo verso il concetto di espressività oggettiva, che connota e riassume l’atteggiamento conservatorista dell’arte tradizionale, che rinnega attraverso un’indagine della variabilità percettiva dell’oggetto nel fruitore. L’intento del gruppo, espresso attraverso una vasta sperimentazione, è di sdoganare l’arte proponendo un nuovo rapporto tra opera ed osservatore, che trascenda i limiti e le direttive imposte dalle tecniche tradizionali, per guidare, orientare e coinvolgere completamente il fruitore dell’opera verso un’esperienza soggettiva multisensoriale.
La produzione artistica del gruppo fu quindi condotta attraverso la ricerca di nuove modalità espressive e tecniche di coinvolgimento dello spettatore. E’ possibile identificare due differenti percorsi della sperimentazione artistica: una fase iniziale, contrassegnata dall’ideazione di pioneristici lavori cinetici e programmati, ed una successiva fase, che ha inzio dal 1964 circa, attraverso la riproduzione di ambienti immersivi ed interattivi.
Dal 1959, anno della sua costituzione, al 1964 circa, il gruppo produce una vasta quantità di opere finalizzate ad introdurre una nuovo livello di interazione tra l’opera e il fruitore. Le prime esperienze del Gruppo T, a tal riguardo, sono riconducibili alla prima mostra Miriorama, a cui seguirono 12 edizioni fino al 1962, durante la quale furono resi pubblici gli esiti della ricerca condotta. Nell’esposizione gli artisti presentano ed esprimono nelle proprie opere una forte adesione al reale, attraverso la trasformazione e la variazione dell’opera stessa da parte del fruitore. Nel 1962, oltre all’organizzazione e alla partecipazione alla mostra Miriorama, a pochi anni dalla sua istituzione, il Gruppo T partecipò insieme ad altri gruppi italiani e stranieri alla mostra “Arte programmata”, per confrontare la propria produzione con le opere presentate da movimenti analoghi. Il gruppo T produce opere aperte, in cui il significato artistico della creazione può essere compreso dal fruitore soltanto attraverso un’esperienza di completa partecipazione, con l’attivazione di dispositivi ed artefatti artistici, manipolabili tramite l’intervento manuale o meccanico. L’opera aperta legittima il fruitore ad intervenire e necessita di un intervento da parte dell’osservatore, che diventa agente e fruitore attivo dell’opera stessa. Da tale produzione il gruppo anticipò la pratica interattiva e immersiva attraverso l’ideazione di opere attivabili attraverso il dispositivo-corpo dell’osservatore che attirerà l’interesse di altri laboratori artistici come il Gruppo N o Grav, che furono fortemente influenzati ed orientati dalla tradizione del concretismo e del costruttivismo. Il concetto di interattività fu predominante nella poetica del Gruppo T dal 1959 al 1964. Durante la metà degli anni Sessanta, il gruppo rivolse il proprio interesse ed orientò la propria ricerca alla realizzazione di ambienti interattivi mobili e provvisori, strettamenti collegati alle reazioni del fruitore.
Al concetto di interattività si aggiunge il concetto di abitabilità, espresso attraverso il tentativo di ricreare un nuovo legame e rapporto tra arte ed ambiente. Dal 1964, il gruppo inizia ad ampliare le proprie prospettive, attraverso la realizzazione di ambienti immersivi e interattivi, finalizzati a modificare le aspettative del fruitore, alterandone la percezione con trucchi illusori ed ingannevoli percezioni, per rendere l’opera totalmente imprevedibile e destare una sensazione di straniamento e di spaesamento nel fruitore. Gli ambienti immersivi ed interattivi furono ideati attraverso la riproduzione di uno spazio attivo instabile, mobile e provvisorio, legato alla completa esperienza polisensoriale dell’osservatore Durante questa fase, i componenti del gruppo idearono opere utilizzando tecniche industriali e dell’industrial designer altamente riformatrici, che furono applicate al lavoro artistico, per ricreare e rifondare il rapporto tra arte e ambiente, attraverso una percezione prettamente soggettiva dello spettatore.
Il gruppo T si distingue in tal modo da analoghi e paralleli gruppi artistici, come op/tical art contrapposto alla pop/ular art, per la mutevolezza, l’instabilità e la volubilità dell’opera, resa accessibile attraverso interpretazioni relativistiche, la cui rappresentazione è in continuo divenire. La riprova dell’intervento atti
vo del fruitore è confermata dalla provocatoria etichetta“si prega di toccare”, posta sulle opere esposte durante le mostre, per analizzare le reazioni del pubblico.


“Ambiente a shock luminosi” di Anceschi Giovanni, 1964

Percorrendo due spazi accostati si ha l’impressione della scomparsa della demarcazione spaziale.
“Grande oggetto pneumatico - Ambiente a volume variabile”, Gruppo T, 1959/60

Sette elementi tubolari in polietilene sono gonfiati e sgonfiati alternativamente. Lo spazio della galleria risulta strutturato ogni volta in modo diverso immerge e avvolge gli spettatori e costretti a spostare i palloni che li coinvolgono.

Link di riferimento:
Testo:
Arte programmata
http://www.micamera.com/photoculture/cat170.htm
Gruppo T
Immagini:
Arte programmata
http://www.naba.it/site/home/news-ed-eventi/eventi-in-corso/articolo882.html http://www.wikideep.it/arte-programmata/
Gruppo T
http://www.flickr.com/photos/38120108@N08/5401757353/ http://www.arcadja.com/auctions/it/boriani_davide/prezzi-opere/63451/ http://www.italiadiscovery.it/dettaglio_art.php?PHPSESSID=b1ceb5a32c480a0b9ab6b36a02c1b953&id=216&user_lang=4
http://www.gabrieledevecchi.it/opera.php?idO=18 http://www.davideboriani.com/media/interfaccia.htm