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capodanno a new york 2012 foto cecilia polidori

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"Si continua ad abbandonare qualcosa. Si continua a dire addio. Il problema, forse, è cercare d'inventare nuove perfezioni, pensare che ogni momento è una perfezione che comunque si può perfezionare..."

Ettore SOTTSASS, Scritto di notte, maggio 2010

"Si procede per tentativi, valutando empiricamente le diverse soluzioni possibili..."

Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, marzo 2011

la foto di fondo è un autoritratto dell'Autrice all'esterno di The Cloud Gate, AT&T Plaza, Millenium Park, S Michigan Ave, Chicago, Illinois, comunemente chiamato The Bean, il Fagiolo,agosto 2011

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sabato 26 novembre 2011

Enzo Mari e la forma semplice: Serie della natura..ci provo anch’io!


La Serie della Natura è un importante lavoro di Enzo Mari reallizzato nel 1967 con l'aiuto del fratello Elio Mari, durante il periodo di collaborazione con l'azienda Danese. Consiste in una dozzina di serigrafie raffiguranti soggetti naturali, tra cui La Mela, La Pera, L'Oca, La Pantera, La Rana, Il Gorilla, I Funghi e diversi altri. Ogni immagine è il frutto di un'accurata «ricerca estetica», un processo analitico che si serve di esemplificazioni e modelli di ciascun soggetto, in modo da individuare quei caratteri che ne costituiscono l'essenza.


Pur rifacendosi esplicitamente alla tradizione figurativa, Mari semplifica queste riproduzioni rendendole tipi essenziali e reallizzando forme semplici (complesse ma pulite), rimanendo entro la riduzione bidimensionale. Sono immagini tipo di soggetti semplificati e depurati da ogni elemento accidentale e raggiungono una forma durevole, in quanto risultano integrabili variamente da parte del fruitore, mantenendo comunque intatta la propria connotatività.


 
 "Prendo a esempio il famoso canestro di frutta dipinto da Caravaggio..Se anche fossi stato capace di realizzare un soggetto analogo alla perfezione, il multiplo si sarebbe ridotto a una fotografia. Invece voglio essere coerente con i media del mio tempo , e opto per la serigrafia eseguita a mano senza finiture o segni sovrapposti. Decido anche di rappresentare un solo frutto, ma enorme..Oppure una testa d'oca..La qualità non consiste nel raggruppare molti elementi, ma nella perfezione assoluta di uno solo..Non si tratta di rappresentare un'oca, ma la «oca-nità», la quintessenza di tutte le oche del mondo". ENZO MARI, 25 modi per piantare in chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz.

 Nelle immagini a sinistra: Serie della Natura, 1960-72, prog.543; serigrafie su fiselina, colori vari, cm 112x112. Per Danese.
L'Oca, Serie della Natura, n.8, 1967, prog.790; modelli di raffronto.

Sulla scia di questo modo di analizzare la realtà, anch'io ho voluto cimentarmi in questa «ricerca estetica». Come Enzo Mari, che si procurò alcune teste di oche per studiarle e individuarne i caratteri comuni, ho provato ad analizzare le castagne! Apparentemente mi sembravano tutte uguali, ma osservandole e ridisegnandole mi sono accorta delle differenze di forma, sfumature, dimensioni. Mi sono detta: «Non si tratta di rappresentare una castagna, ma la «castag-nità», la quintessenza di tutte le castagne del mondo».

Prima fase: osservazione, analisi e ridisegno:
 Seconda fase: acquisizione dei dati al pc ed elaborazione in Photoshop:
Terza fase: prodotto finale!
Caterina Chiofalo

Bibliografia:
ENZO MARI, Funzione della ricerca estetica, Ed. di Comunità, Milano, 1970, pg. 52-54.
RENATO PEDIO, Enzo Mari designer, Dedalo Libri, Bari, 1980, pg. 36-41.
Immagini:
http://rivieramare.blogspot.com/2010/08/enzo-mari.html
ENZO MARI, Funzione della ricerca estetica, Ed. di Comunità, Milano, 1970, pg. 53.
F. BURKHARDT, J. CAPELLA, F. PICCHI, Perchè scrivere un libro su Enzo Mari, Federico Motta editore, Milano, 1997, pg. 73.

E.M. Achille e Pier Giacomo CASTIGLIONI

I fratelli Castiglioni, hanno rappresentato negli anni 40-50 una incredibile fucina familiare di genialità inventiva che ha lasciato nel mondo del design, non solo nazionale, una traccia indelebile. Progettando soprattutto apparecchiature domestiche su un filo conduttore basato sulla rielaborazione e ricostruzione dell'esistente, i fratelli Castiglioni hanno ridato forma, vita e dimensione agli oggetti della quotidianità, sottolineando ed accompagnando il profondo cambiamento di un mondo che, superata la durezza degli eventi bellici, si affacciava fiducioso su un futuro tutto da innovare. Specialisti nel campo dell'illuminotecnica e delle apparecchiature elettroacustiche i tre fratelli, assieme fino al 1952, firmano progetti che diventano tappe importanti nella storia del moderno design. Nel 1952 Livio inizia una propria attività indipendente diventando progettista e consulente di alcune tra le più grandi industrie italiane Olivetti, Fiat, Brionvega e altre. Piergiacomo e Achille invece proseguono insieme fino alla scomparsa di Piergiacomo avvenuta nel 1978. Ben sette volte si aggiudicano il prerstigioso riconoscimento del Compasso d'Oro Oscar italiano del design. “I Castiglioni infatti non solo sapevano trasformare il ready-made in design, ma sapevano fare anche il percorso inverso, trasformando il design in ready-made: un oggetto del tutto nuovo in una sorta di oggetto trovato.” Andrea BRANZI Pier Giacomo e Achille, i fratelli Castiglioni, sembravano guardare le cose e scoprirne insieme il “senso” e il “non-senso”. Senza ripete mai lo stesso segno, lo stesso stilema, i loro oggetti sono tutti riconoscibili, uniti da questa capacità di inserire in ognuno di essi un surplus di energia e una sorpresa ironica. Nel loro studio di Piazza Castello, oggi sede dell’Archivio Castiglioni, esiste una collezione di strumenti, di oggetti trovati, di piccoli capolavori del design anonimo: martelli, forbici, strumenti agricoli, vestiario tecnico. Questa collezione è uno degli incunaboli alla loro progettazione. Una progettazione che ha avuto inizio proprio dalla loro disponibilità, a partire da tipologie esistenti, da meccanismi collaudati e dal saperli collocare in un “vuoto di senso” da cui potevano iniziare una nuova vita: una canna da pesca, un sellino di bicicletta, il sedile di un trattore, potevano diventare “altro”. Nuovi oggetti per un nuovo modo di abitare. Per i fratelli Castiglioni la tecnologia non era un mito, ma piuttosto si trattava di una tecnologia esibita perché innocua e divertente: questo era il vero “razionalismo sarcastico italiano”, privo di una metodologia e di un linguaggio unitario, dove designer come i Castiglioni insegnavano all’industria la modestia dell’artigianato, senza la retorica delle grandi imprese o del “fatto a mano”, per estrarre in maniera quasi ingenua i meccanismi essenziali, come se fossero dei semplici buoni consigli, trovati casualmente nel cervello (molto sapiente) del progettista. Un “razionalismo” che in Italia è sempre stato sinonimo di “semplicità” e non di rigore scientifico. Il loro rapporto al Design Contemporaneo è fondamentale, il loro metodo progettuale applicato agli allestimenti interni, all’architettura e all’arredo ha prodotto opere ancora oggi ammirabili per eleganza formale e perfezione esecutiva, per invenzione e incisività. Un approccio al design che Achille ha continuato anche dopo la morte del fratello fino ai primi anni del XXI secolo. La curiosità, la continua ricerca e la capacità di dialogare con l’utilizzatore dell’oggetto da progettare sono le caratteristiche fondamentali che Achille Castiglioni riconosce ad un buon designer.Il loro metodo si basa principalmente sui due concetti di ridisegno e ready made.
RR126 (prod. da Brionvega, Brionvega/Sim2, 1965, riedizione 2008)nasce come apparecchiatura stereofonica ad alta fedeltà. L’apparecchio, concepito come un oggetto autoportante componibile, a volumi separabili, è in grado di fornire prestazioni acustiche innovative per l’epoca come la stereofonia e l’alta fedeltà. Il supporto del corpo centrale è in fusione di alluminio anodizzato ed è composto da quattro ruote a sfera e permette un’agevole mobilità dell’apparecchio. Le casse possono assumere tre collocazioni differenti: appoggiate entrambe sul blocco centrale a formare un cubo, offrendo così un ingombro minimo; oppure agganciate sui due fianchi a formare un parallelepipedo. Si possono allontanare le casse a piacimento visto la disponibilità di lunghi cavi di collegamento. A sapienti artigiani è affidata, oggi come allora, la costruzione del mobile e delle casse acustiche in legno, mai uguali, mai “perfetti” poiché non da produzione seriale, sempre splendidi e unici. Così come unici e artigianali sono il piedistallo, ottenuto da una fusione in alluminio spazzolato, le lucidature e tutte le laccature. Il nuovo Radiofonografo Brionvega ripropone un modello fedele all’originale nei dettagli, ma evoluto nella tecnologia che ne valorizza ampiamente le performance. Ancora oggi infatti è presente il giradischi per l’ascolto dei dischi in vinile.
GATTO (prod.Flos, 1967) lampada da tavolo a luce diffusa. Struttura interna in acciaio verniciato a polvere bianco. Diffusore in resina “cocoon” spruzzata sulla struttura, con protezione trasparente, realizzata a spruzzo alla fine della lavorazione. Sul cavo è presente il dimmer elettronico che consente la regolazione a step dell’intensità luminosa. SNOOPY (prod.Flos, 1967) lampada da tavolo a luce diretta con riflettore in metallo verniciato e base in marmo bianco. TUBINO (prod. Flos Anno, 1949) lampada da tavolo.
La sedia LIERNA ( prod. da Cassina e successivamente da Gavina, 1960) deriva dalla riflessione sulla sedia tradizionale.
“..E’ una sedia appositamente pensata come sedile da accostare al tavolo da pranzo. E’ risultata pertanto con lo schienale piuttosto alto che fa scudo alle spalle del commensale, stretto per facilitare i movimenti di chi serve il pranzo e che ben si addice alla posizione composta delle persone sedute. La sedia è stata studiata da noi per i Cassina, e ci siamo orientati su una sedia leggera con incastri a sezioni ridotte all’essenziale …” Achille e Pier Giacomo CASTIGLIONI
La sedia pieghevole TRIC (prod. da Bernini, BBB Bonacina, BBB Emmebonacina, 1965, 1975, 2008) è una riprogettazione della vecchia sedia Thonet degli anni ‘30 uscita di produzione. Il modello Tric la riprende modificando dimensioni e finiture per renderla adatta alle esigenze specifiche. Lo schienale viene progettato più alto e le parti in compensato rivestite in feltro.Oggi è ancora in produzione BBB Emmebonacina in legno colore bianco e nero oppure in plastica trasparente. Per Bernini i fratelli Castiglioni reinterpretano la sedia pieghevole Thonet degli anni ’30 non più in produzione.Al fine di irrobustirla e renderla adatta alle esigenze della committenza (fu presentata in occasione dell’allestimento della Casa Abitata a Firenze, 1965) le modifiche riguardarono le dimensioni (schienale leggermente più alto) e le finiture (schienale e seduta in compensato rivestite di feltro).Ora prodotta da BBB emmebonacina in varie finiture tra cui la versione in policarbonato trasparente.
MEZZADRO (prod. Zanotta, 1970 e prototipo del 1957) , la seduta in metallo verniciato prelevata da un trattore, fissato tramite un galletto da bicicletta alla balestra rovesciata in acciaio cromato, una traversa di legno a memoria di un giogo tiene il tutto in equilbrio, viene presentato nel 1957 alla XI Triennale di Milano. Gli Autori scelgono di usare per le loro opere oggetti già esistenti, come alcuni artisti contemporanei, per esempio Marcel Duchamp e Pablo Picasso. Mezzadro è dotata di un sedile in lamiera stampata e verniciata che apparteneva a un vecchio trattore agricolo. La parte sottostante in acciaio, che originariamente assorbiva le oscillazioni dovute al terreno irregolare, viene rimodellata come in una seduta cantilever. Infine, per dare equilibrio, viene montato un elemento trasversale in legno. Mezzadro non ha più nulla della sedia tradizionale, è un’autentica innovazione.
FRUTTIERA SCOLATOIO (prod. Alessi, 1995) Nata dalla combinazione di oggetti d’uso quotidiano diversi, un piatto d’appoggio rotondo, un fusto da impugnare e un catino – tutti in alluminio colorato a forno con resine epossidiche, grigio e antracite – formano la grande coppa in cui alloggia un cestello in rete d’acciaio, munito di due manici, consente di lavare la frutta sotto l’acqua corrente, per poi riporla nella coppa e servirla direttamente a tavola. La distanza tra il cestello e il catino permette di mantenere freschi più a lungo soprattutto la frutta più delicata come fragole, ciliegie, uva ecc.
TACCIA ( prod. Flos, 1962) conserva ancora oggi il fascino di un oggetto senza tempo. Raffinata luce da tavolo, grazie alle notevoli dimensioni è utilizzabile anche come lampada da terra. Si compone di una base realizzata in alluminio estruso anodizzato, disponibile anche in nero. Sulla base è appoggiata una ampia campana di vetro traslucido, che può essere orientata liberamente per indirizzare la luce, sormontata da un disco concavo in alluminio bianco. La sorgente luminosa è nascosta all'interno del supporto di metallo, profilato con delle sporgenze per migliorare la diffusione del calore della lampadina. Questo accorgimento tecnico, che fa assomigliare la base a una colonna classica, è diventato la principale caratteristica formale della lampada, e ne ha decretato il grande successo. Attraverso il dimmer elettronico, presente sul cavo, è possibile regolare l’intensità dell’emissione.

Riferimenti Sitografici per testo ed immagini :
http://www.italianidea.it/cgi-bin/notizie.asp?id=85&col=FFFDEA http://maestrideldesign.wordpress.com/2011/07/19/achille-e-pier-giacomo-castiglioni-1918-1922-1913-1968-1a-parte/ http://atcasa.corriere.it/catalogo/prodotti/Flos/Taccia.shtml# http://www.dibaio.com/arredamento/zona-giorno/redazionale/achille-e-pier-giacomo-castiglioni---gio-ponti.aspx http://www.achillecastiglioni.it/it/projects/id-44.html http://www.lafeltrinelli.it/products/9788866480105/Achille_e_Piergiacomo_Castiglioni/Matteo_Vercelloni.html http://www.designcan.it/prodotto/3111/SNOOPY_Lampada_da_tavolo_by_Achille_e_Pier_Giacomo_Castiglioni_ http://www.designcan.it/prodotto/3091/GATTO_Lampada_da_tavolo_by_Achille_e_Pier_Giacomo_Castiglioni http://www.triennaledesignmuseum.it/collezioni/oggettis/details/1357/page:1/sort:Miecollezioni2.ogg_nome_it/direction:/asc?p=1 http://www.achillecastiglioni.it/it/projects/id-45.html http://www.nokiovo.it/Multimedia/foto/foto5/slides/Mezzadro,%20Castiglioni,%201957.htm

venerdì 25 novembre 2011

E.M. Munari , Libri per bambini, dal 1938

Prof.ssa ho riscritto il post. Non so se va bene o se sono uscita ancora fuori tema. Ho cercato di parlare solo dei libri e del lavoro di Munari. Lo pubblico cmq solo perché così me lo può correggere o dirmi se ancora non va.
grazie 
ok!
"In Munari, invece, avevo individuato l'unico artista e designer che fosse in sintonia con tutto ciò che pensavo dell'arte e del progetto.
Aveva circa l'età di mio padre ed era curioso di tutto, come me: si occupava di libri per bambini (i più belli , pubblicati già nel 1938)..."
Enzo Mari, 25 modi di piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz. , cap.V. PAG.42


Bruno Munari (1907-1998) è stato senza dubbio il più eclettico artista-designer italiano.
Sin dagli esordi negli anni ’30 con il Secondo Futurismo ha sempre dedicato la propria attività creativa alla sperimentazione, declinandola in ogni sua forma e affiancandole un’attenzione particolare per il mondo dei bambini e dei loro giochi.
Munari è stato anche un grande progettista di grafica, libri, copertine. Dal 1939 al 1945 lavorò come grafico presso l’editore Mondadori, e come art director della rivista Tempo, cominciando contemporaneamente a scrivere libri per l’infanzia, inizialmente pensati per il figlio Alberto.
Forse l’aspetto che più colpisce in Munari è il suo modo di comprendere l’informale e di trasformarlo; Munari nei suoi libri parla molte volte di textures, le pitture informali che vede attorno a sé e che dominano negli anni ’50 il mercato dell’arte e suggerisce una specie di ironico fai da te, insegnando nei libri, nelle sperimentazioni, nei laboratori, a costruire le textures, a farsi un informale casalingo, un luogo però che non si lega alle filosofie dell’esistenzialismo ma semmai ad Arnheim e agli altri teorici della percezione visiva.
Il primo lavoro editoriale di Munari è costituito dalle illustrazioni di Aquilotto implume – un romanzo di avventura per ragazzi, scritto da Giuseppe Romeo Toscano per avvicinare i giovani alla fede littoria – pubblicato nel 1929.

Aquilotto implume . Avventure di terra e di cielo di Toscano Romeo Giuseppe
Romanzo per ragazzi
Milano, Casa Editrice Gianbattista Rossi
Stampato da Off. Grafiche Schor S.A.
Senza data ma 1929/30
Copertina a colori e 4 ill. b/n di Munari
Con 4 carte geografiche
A partire dagli anni ’40 Munari si dedica con maggiore continuità ai libri per bambini. La sua produzione editoriale si estende così per settant'anni, dal 1929 al 1998, e comprende libri veri e propri e libri-opuscolo pubblicitari per varie industrie, copertine, sopraccoperte, illustrazioni, fotografie.
Lavorerà in tutta la sua carriera per tre importanti case editrici italiane: Enaudi, Mondadori e Corradini.
Quando hai cominciato a pensare a questo progetto?” “Quando è nato mio figlio, nel 1940. Così, dal ’43 al ’45 ho cercato di capire la sua natura, senza imporre quel che io credevo dovesse fare. È per quello che ora è contento e ha successo. È a questa sperimentazione in famiglia che devo anche i progetti e le idee dei libri per bambini. C’era tutta una zona inesplorata, nella quale ci sarebbe stato bene un libro anche per bambini che non sanno leggere – come i Prelibri che poi ho fatto: vedevo i tipici libri per l’infanzia, tutto testo, con poche illustrazioni al tratto, perché costava meno … Invece, con tutte le possibilità che offre l’industria tipografica – pieghe, carte, tagli, fori, fustellature – c’erano tanti altri modi di comunicare.Ecco, il libro è fatto anche di comunicazione visiva, di comunicazione attraverso i sensi, oltre che con la parola e con la vista. Un altro accorgimento che ho adottato e che ritengo fondamentale in questo settore, è che nei libri per bambini non ci deve essere il protagonista, perché il protagonista ‘plagia’ il bambino. Nei miei libri il protagonista è il bambino stesso che guarda, che entra nella nebbia, che guarda la giraffa attraverso il buco della pagina – nel libro Chi è? Apri la porta –, che apre la porta: dentro i libri ci sono molti personaggi e molte storie semplici ma curiose, però nessun protagonista. È il bambino che si deve sentire protagonista”.
da: Giorgio Maffei, Munari. I libri, Milano, SylvestreBonnard, 2002, p. 72

Negli anni ’40 escono Mondo, acqua, aria, terra, della casa editrice Italgeo, con immagini geografiche per ragazzi, in custodia di cartone che contiene quattro libri;
Per Einaudi nel 1942 esce anche l’Abecedario di Munari: alla lettera S Einaudi aveva chiesto di illustrare lo Struzzo. Munari, consegnando il lavoro, scrive: “per i fondi colorati della pagina di sinistra e per le lettere alfabetiche della pagina di destra potreste fare dei clichè di legno, questo vi porterebbe una grande economia”. Segno che teneva d’occhio sia i processi di stampa sia il problema economico.
Abecedario di Munari - Einaudi (1942)
Per Mondadori, nel 1945 esce la collana intitolata i Libri di Munari, una collana di 9 titoli nei quali si sbizzarrisce con le tecniche delle pagine fustellate e ritagliate e degli inserti di svariate forme, dimensioni e colori. Il risultato sono questi volumi dalle storie ricche di suggestioni visive e tattili, corredati da testi ironici e divertenti e dai disegni eleganti e coloratissimi dell’autore.
La raccolta comprende : Mai contenti (n. 1); L’uomo del camion (n. 2);Toc Toc (n. 3); Il prestigiatore verde (n. 4); Storia di tre uccellini (n. 5); Il venditore di animali (n. 6); Gigi cerca il suo berretto (n. 7), Che cos’è l’orologio (n.8),; Che cos’è il termometro (n.9) , all’interno delle poche pagine, si aprono finestre e si sollevano alette. Sono, insomma, giochi e contenitori di sorprese che chiamano il lettore bambino a interagire.
Mai contenti - Mondadori (1945)
L'uomo del camion - Mondadori (1945)
Toc toc - Mondadori (1945)
Il prestigiatore verde - Mondadori (1945)
Storie di tre uccellini - Mondadori (1945)
Il venditore di animali - Mondadori (1945)
Gigi cerca il suo berretto - Mondadori (1945)
Che cos'è l'orologio - Editrice Piccoli (1947)
Che cos'è il termometro - Editrice Piccoli (1947)


Munari stesso riferì le circostanze della creazione di questi splendidi volumi:
"Nel 1945, mio figlio aveva 5 anni e io volevo comprargli qualche libro. Ma non trovavo niente che, secondo me, fosse giusto per un bambino di 5 anni. Perchè(…) gli editori stampano libri per bambini pensando che non sono i bambini a comprarli, ma gli adulti. (…) Ho cominciato poi a ideare delle storie molto elementari e ho fatto addirittura - dato che sono anche un grafico - dei menabò, cioè dei bozzetti di libri. Li facevo vedere a mio figlio, il quale era il mio verificatore, perchè volevo controllare che la cosa funzionasse. Non volevo fare un libro falso. (…) Poi ho pensato a quello che avevo fatto per mio figlio, poteva essere interessante continuarlo per altri bambini."
Da “Giorgio Maffei, Munari. I libri, Milano, SylvestreBonnard, 2002, p. 66.

MUNARI BRUNO, Il venditore di animali
Milano, Mondadori, 1945.
In 4º, 6 c.n.n., illustrazioni a colori di Munari.
Legatura in cartone rigido illustrato con punto metallico.
Illustrato a colori con cartoncini ad ante mobili.N° 6 della collana
MUNARI BRUNO, L'uomo dei camion

Coll. I

libri Munari n° 2

Cart. ed.

Dei dieci menabò proposti, l’editore pubblica il primo e il secondo nell’ottobre 1945. Fino al dicembre 1946 escono sette titoli “con carte diverse e con il materiale grafico che si trovava in quel momento” B.Munari Bruno Munari
Quali siano questi ultimi libri lo sappiamo bene perché sono ancora sui banchi dei librai, grazie alla riedizione che ne ha fatto l’editore Corraini di Mantova.

L’Alfabetiere di Munari, dove le lettere non sono nell’ordine tradizionale, ma in base al grado di difficoltà di realizzazione grafica. Si comincia dalla i, si prosegue con la u e così via. Le lettere dell’alfabeto sono realizzate con un collage di ritagli, e in ogni pagina è presente un ampio spazio bianco perché i bambini possano incollare le lettere che avranno precedentemente identificato e ritagliato. I ritagli vengono poi posizionati riproducendo la forma della lettera stessa.Tutte le lettere dell’alfabeto maiuscolo possono essere scritte usando alcuni elementi base, comuni a ogni lettera: linee dritte e linee curve.

Le linee dritte possono essere disposte in verticale, orizzontale o inclinate; le linee curve possono essere orientate in varie direzioni o chiuse. Questa scatola contiene, realizzate in cartone, una piccola serie di queste linee con le quali il bambino puo comporre ogni lettera dell’alfabeto maiuscolo arrivando così a conoscerne la vera forma: saprà, per esempio che la R e formata da una linea verticale, una curva e una inclinata; che la D e formata da una verticale e una grande curva, eccetera. Quando avrà capito bene la forma di ogni lettera, si divertirà a comporne di grandissime, a fare delle varianti, usando più elementi assieme.

Nel 1960 Munari realizza per Danese ABC con fantasia, gioco per bambini ma non solo, in cui armonizza la propria attenzione per il mondo dei più piccoli con le ricerche sul tema del multiplo.
26 elementi lineari e circolari possono comporre infatti qualsiasi lettera dell’alfabeto, ma anche, se si vuole, altre figure di fantasia. Flessibili e componibili, le tessere che compongono il gioco si prestano ad essere accostate e sovrapposte se è il caso: un modo creativo per accostarsi alla lettura e alla scrittura, ma anche per divertirsi poi a scombinare regole e forme, a inventare e reinventare il proprio alfabeto.

GUARDIAMOCI NEGLI OCCHI
Dimensioni: cm 20.0x20.0
Pagine: 25 (schede sciolte) su cartoncini colorati, 1 quartino di testo
Illustrazioni: 25 b/n
Rilegatura: Cartella a croce in cartoncino plastificato lucido stampato a colori
Il libro nasce nel 1969 come regalo ( la prima edizione in 250 esemplari non entrò mai in commercio).
Il tema delle “facce” tanto caro a Munari diventa qui un gioco legato agli occhi e alle diverse possibilità del vedere: “...mescolate i disegni, cambiate i colori degli occhi, abituiamoci a guardare il mondo con gli occhi degli altri…”. Bruno Munari con queste parole dà un’indicazione d’uso dei 25 cartoncini colorati tutti con i fori per gli occhi.
Nato in origine come scultura e frutto delle esplorazioni di Munari sul tema del multiplo, Aconà Biconbì viene prodotto come “gioco” per la prima volta da Danese nel 1961.
I moduli di dischi circolari con un buco al centro, piegati lateralmente ed accoppiati liberamente tra di loro, danno origine a una costruzione tridimensionale più complessa, che può variare fra illimitate combinazioni in base al numero degli elementi e alla loro disposizione.

ACONA' BICONBI'
Scultura multipla di Bruno Munari
Dimensioni: cm 22.0x22.0
Pagine: 10 dischi
Fonte d’ispirazione per numerosi designer e artisti di tutto il mondo, Aconà Biconbì è stato più volte reinventato e “plasmato” nei più diversi materiali.

PIU' E MENO

Dimensioni: cm 15.5x15.5
Il gioco visivo “Più e meno” è composto di 72 carte con diverse immagini. Molte di queste immagini (48) sono su fondi trasparenti, così da poterle sovrapporre per comporre altre immagini più complesse stimolando le capacità creative del bambino. 
Sovrapponendo alcune immagini di alberi si compone un bosco.

Sovrapponendo al bosco il disegno della pioggia o quello del sole o della luna, o quello del volo degli uccelli, o quello di un cane che passa, eccetera, si modifica a piacere, continuamente, l’immagine totale.
Bibliografia e immagini web :

http://www.andarperlibri.it/Munari.htm
http://www.rossellagrenci.com/2010/08/tanti-modidi dire-alfabeto-lalfabetiere-di-munari/
http://www.corraini.it/scheda_libro.php?id=336http://www.corraini.it/scheda_libro.php?id=160
http://comicsando.wordpress.com/comics-books/brunomunari/
http://eventi.parma.it/page.asp?IDCategoria=28&IDSezione=565&ID=214869
http://www.corraini.com/scheda_libro.phpid=292
http://www.corraini.com/scheda_libro.php?id=337
http://roma.bloomsburyauctions.com/detail/ROMA-28/169.0
http://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Munari
http://labibliotecadeiragazzibarletta.info/parliamodi.html
http://www.libreriauniversitaria.it/toc-toc-chi-apri-porta/libro/9788887942361

Zuccheriera Java... si capisce sì e no, se invece

"Nel 1968, Danese manda in produzione la zuccheriera Java, nata tre anni prima come modello artigianale in PVC. Si è deciso di tradurla in oggetto industriale, in melanina stampata per alimenti, con il sogno di mettere a punto uno standard contemporaneo: perfetto e di larghissima diffusione."Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo,ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1°ediz.
In entrambe le versioni è tra gli oggetti migliori di Enzo Mari,nel secondo prototipo la forma diversa è dovuta al diverso tipo di materiale e dal tentativo di non restringere la produzione ad unico pezzo oltre il coperchio.
La sua innovazione riguarda il giunto,la quale ha un carattere essenzialmente logico ed assiomatico.Spesso il giunto articola o comunque dà un aggancio seppur temporaneo e nelle opere di Mari è un dettaglio di particolare importanza data la sua natura che si propone fra i 2 o 3 assi dimensionali (anche se spesso può essere monodimensionale,come il tubo telescopico).
In tal caso il giunto è 1 VUOTO,come in questo che si può definire un oggetto a combinazione auto-condotta' ,dove il giunto ha una sua multifunzionalità,unendo manico e perno indi raddoppiando il gesto fruente.
La forma semplice comporta una soluzione sintetica,ma di grande economia ed eleganza.

giovedì 24 novembre 2011

E.M. Arte cinetica e programmata & il Gruppo T


“Per rendere più lineari i risultati delle mie ricerche, ne organizzo in modo sistematico le fasi: il concetto di programma diventa prima l’asse portante, poi l’obiettivo finale del mio lavoro. Sto parlando di quel tipo d’indagini che vanno sotto il nome di Arte Programmata”.
Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano,marzo 2011, 1°ediz., cap. V, PAG. 41
Negli anni sessanta, nel mondo dell’arte si sentì la necessità di trovare nuove strade espressive, che determinassero un nuovo ruolo dell'arte e dell'artista sia riguardo la scienza, i suoi metodi e la tecnologia, sia riguardo le so
cietà, che in quegli anni stava affrontando un profondo cambiamento culturale. Gli artisti riscoprirono così le teorie delle avanguardie storiche, e si proposero di riportare avanti il discorso dove esse l’avevano lasciato. Si rivalutarono così le poetiche del Futurismo e del Dadaismo, del Costruttivismo, di De Stijl, del Concretiamo e della Bauhaus. Si formò una visione profondamente critica del mercato dell’arte e del commercio delle opere e si pensò che un’alternativa potesse essere la moltiplicazione a basso costo delle opere, per farne crollare il prezzo.
La vera nascita di questo movimento si può individuare nel 1952, quando l’artista Bruno Munari scrive il "Manifesto del macchinismo".

L’artista deve "distrarre le macchine dal loro funzionamento razionale, e deve farle diventare macchine "inutili".

Negli Stati Uniti l’arte cinetica e programmata viene ribattezzata Op art, ovvero optical art, ed in questo momento raggiunge il suo momento di fama più importante. Da allora in poi inizia per questo movimento artistico la parabola discendente. Proprio la sua fama è stata la causa della sua fine, poiché l’arte cinetica era diventata troppo famosa e quindi troppo banalizzata. Inoltre all’epoca stava diffondendosi ovunque la Pop art americana, che rispetto all’arte cinetica e programmata non affrontava nessun tipo di critica al sistema dell’arte, anzi, lo sfruttava fino alla conquista di tutto il mondo artistico. Il mercato alla fine vinse sugli ideali.
L’arte cinetica produce opere che sono aperte e programmate, nelle quali il movimento è fondamentale. Il moto in tali opere può essere reale, con l’apporto di meccanismi, oppure illusorio e ottico, ottenuto tramite effetti di luce. L’opera d’arte programmata ha un suo ritmo, che idealmente può anche ripetersi all’infinito. In questo tipo di opere è fondamentale il coinvolgimento psicologico dello spettatore.
Attraverso la padronanza della scienza e della tecnologia l’arte programmata studiava la percezione umana e poteva quindi analizzare la realtà in maniera straordinaria.

La "programmazione" dell’opera dev’essere totale e controllata, non è più un’arte basata sul gesto, sulla materia, sul bisogno di espressione dell’Io, tutto questo era considerato passato. L’opera era invece considerata come un processo razionale, da controllare e da comunicare con scrupolosità. L’arte doveva avere una matrice sperimentale, costruire modelli da sottoporre a verifica empirica. La comunicazione era chiara, geometrica ed essenziale. L’opera deve stimolare la percezione visiva, renderla attiva.
E soprattutto, una delle grandi intuizioni dell’arte programmata è quella di volere un artista che non sia più un romantico irrazionale ed istintivo, ma piuttosto un operatore culturale che lavora in squadra insieme a tecnici e scienziati, un attivista politico che sappia coniugare l’arte con la società.
Acune Opere Significative dell'Arte Programmata:
Meta-matic di Jean Tinguely (1959).

Un esempio straordinario della poetica dell’artista che ha sempre coniugato l’arte delle macchine e della cinetica con l’ironia. Meta-matic, che ebbe un grande successo in mostra a Parigi, è una macchina a gettoni che dipinge quadri automaticamente. L’interazione del pubblico era fondamentale, poiché lo spettatore doveva prima procurarsi i gettoni alla biglietteria, poi poteva personalmente mettere in moto l’opera d’arte. I gettoni erano personalizzati e "coniati" Tinguely da un lato e Meta-matic dall’altro. Il fruitore dell’opera inoltre poteva scegliere il colore del pennarello che sarebbe stato applicato sul braccio meccanico di questo straordinario congegno. Una volta inserita la moneta la macchina cominciava a muoversi e dipingeva la tela bianca che era posta nell’apposito stativo. Produceva così un quadro astratto informale monocolore che rimaneva proprietà dello spettatore. Tutti i quadri fatti dalla macchina venivano infine giudicati da una giuria di prim’ordine, con tanto di premio per il quadro vincitore. Tra i giurati era presente anche Hans Arp. Un’opera metalinguistica, interattiva, cinetica che da il via ad una performance che critica in modo beffardo tutto il sistema dell’arte.
Architettura cacogoniometrica di Gianni Colombo.

In questo environment d’artista ci troviamo di fronte un insieme di colonne storte che fanno vacillare il nostro senso dell’equilibrio e alterano la nostra percezione dello spazio. Rientrano in questa serie di ambienti anche i pavimenti, che l’artista inclina in vari modi spiazzando il fruitore dell’opera che viene chiamato ad attraversarli. Queste architetture sono dette cacogoniometriche perché l’artista ha preso due termini: kakos (brutto, difforme) e gonios (angolo) intendendo che la sua poetica consisteva nell’usare angoli che non fossero mai perpendicolari o paralleli, ma sempre acuti o ottusi.
Proiezione di diapositive a luce polarizzata di Bruno Munari
In quest’opera è di primaria importanza la stimolazione visiva dello spettatore che sperimenta nuovi effetti di luce e colori che nel mondo dell’arte non si erano mai visti.
E’ la nascita dell’arte programmata ottica, che sperimenta nuovi materiali e nuove tecnologie per creare un nuovo tipo di estetica. Bruno Munari è uno degli autori che ha sempre cercato di usare materiali alternativi e leggeri come la plastica o innovativi come il metallo verniciato. La sua poetica risente delle teorie futuriste, corrente alla quale l’artista aderito in giovane età.

Bibliografia:
L'ultima avanguardia. Arte programmata e cinetica 1953/1963 di Lea Vergine, catalogo della mostra, Mazzotta, Milano, 1984 Filiberto Menna;
Torino 70 Arte programmata, catalogo della mostra, Milano, 1962;
La linea analitica dell’arte moderna, Einaudi, Torino 1983;
F.Popper, L'arte cinetica, Einaudi
Rudolph Arnheim, Art and visual perception, a psicology of the creative eye, 1954;
Alexander Alberro, Blake Stimson, Conceptual art, a critical antology, 1999
Webliografia:
http://www.wikiartpedia.org/index.php?title=Arte_cinetica_e_programmata
http://www.babelearte.it/glossario.asp?id=149
http://www.guzzardi.it/arte/pagine/correnti/artecinetica.html
http://www.italica,rai.it/galleria/zoom/cinetica.htm
http://www.artelab.it/cultura/enciclopedia/correnti/artecinetica/corpo.htm
http://www.marcolla.it/glossario/a/arte cinetica.htm
Bibliografia immagini:
http://binat.wordpress.com/2008/07/27/22-arte-cineticaprogrammata/
http://mondo-blogo.blogspot.com/search?q=bruno+munari
http://www.ocula.it/blog/498
http://www,italica.rai.it/scheda.php?scheda=munari munari&cat=biografie
http://www.munarat.org/index.php?p=15
http://www.teknemedia.net/magazine_detail.html?mId=6190
http://www.giuseppeborsoi.it/2008/12/14/e´alberto-biasi-la-star-della-collettiva-sull´arte-cinetica-a-mel-bl/
http://www.antoniobarrese.it/ITA/Storiche.php
http://unlimitedmatera.wordpress.com/2011/07/08/bruno-munari-al-museo-del-novecento/
http://www.wikideep.it/cat/movimenti-artistici/arte-cinetica/
http://www.comune.torino.it/contemporarytorinopiemonte/mostre.shtml
http://www.art-bit.net/community/blog/davide-boriani-arte-cinetica-programmata-interattiva

" Non ero il solo a muovermi in quella direzione. Nel 1959 nasce a Milano Il Gruppo T, composto da cinque studenti dell'Accademia di Brera (Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gabriele De Vecchi, Gianni Colombo, Grazia Varisco), di una decina d'anni più giovane di me, che affrontano le tematiche dell'Arte Programmata."

Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano,marzo 2011, 1°ediz., cap. V, PAG. 43

Il Gruppo T fu tra i più importanti gruppi di Arte cinetica e programmata in Italia;

si definì come Gruppo T, riferendosi al concetto di tempo, come nuova variabile del divenire in una dimensione spazio temporale, che coinvolge completamente il fruitore.

Il Gruppo T fu particolarmente critico e severo verso il concetto di espressività oggettiva, che connota e riassume l’atteggiamento conservatorista dell’arte tradizionale, che rinnega : l’intento del gruppo è di sdoganare l’arte proponendo un nuovo rapporto tra opera ed osservatore, che trascenda i limiti e le direttive imposte dalle tecniche tradizionali, per guidare, orientare e coinvolgere completamente il fruitore dell’opera verso un’esperienza soggettiva multisensoriale.
E’ possibile identificare due differenti percorsi della sperimentazione artistica del gruppo: una fase iniziale, contrassegnata dall’ideazione di pioneristici lavori cinetici e programmati, ed una successiva fase, che ha inzio dal 1964 circa, attraverso la riproduzione di ambienti immersivi ed interattivi.
Il gruppo T produce opere aperte, in cui il significato artistico della creazione può essere compreso dal fruitore soltanto attraverso un’esperienza di completa partecipazione(l’opera aperta legittima il fruitore ad intervenire e necessita di un intervento da parte dell’osservatore, che diventa agente e fruitore attivo dell’opera stessa); ambienti immersivi e interattivi, finalizzati a modificare le aspettative del fruitore, alterandone la percezione con trucchi illusori ed ingannevoli percezioni, per rendere l’opera totalmente imprevedibile e destare una sensazione di estraniamento e di spaesamento nel fruitore.
Bibliografia:
Meloni L., Gli ambienti del Gruppo T: arte immersiva, arte interattiva, Silvana editoriale, Milano, 2004
Meloni L., L’opera partecipata, Rubettino, Catanzaro, 2000
Eco U., Opera aperta, Bompiani, Milano, 1962
Calvesi M., Le due avanguardie - dal Futurismo alla Pop art, Lerici editori, 1966
Dorfles G., Il divenire delle arti, Einaudi, Torino, 1967
Crispolti E., Ricerche dopo l'Informale, Officina Edizioni, Roma 1968.
Dragone P., L'arte Programmata, a.c. di, in AA. VV., Ricerche visuali dopo il 1945 - Corso di Storia della critica d'arte, prof. Marisa Dalai Emiliani, Unicopli - Cuem, Milano 1978
Fiorani, E, Leggere i materiali, Lupetti Ed., Milano, 2000
Webliografia:
http://www.art-bit.net/community/blog/davide-boriani-arte-cinetica-programmata-interattiva
http://www.lumen.nu/rekveld/wp/?p=724
http://www.galerija-rigo.hr/?w=izlozbe&d=arhiva&g=8&c=6&id=57
http://www.wikiartpedia.org/index.php?title=File:Gianni_Colombo,_Topoestesia,_1977.jpg
Bibliografia Immagini:
http://www.luxflux.net/n18/recensioni3.htm
http://www.artonweb.it/arteartonweb/articolo5.htm
http://www.davideboriani.com
http://www.wikiartpedia.org/index.php?title=Gruppo_T
http://www.gabrieledevecchi.it/opera.php?idO=3#
http://www.gabrieledevecchi.it/opera.php?idO=10