Durante la lezione del 15 Dicembre la Professoressa C. Polidori mi chiese
il motivo per il quale ho scelto, nella pubblicazione dei miei post, di
continuare a parlare dell’ Olivetti.
Sarà stata l’emozione e l’imbarazzo, ma arrivata a casa ho pensato subito di
non aver risposto come avrei voluto a quella domanda. Alla mail dove la
Professoressa mi scrive: “Cosa preferisce x questi giorni: rimanere sulla
piattaforma 2 ed avere la possibilità di fare altri post…oppure potrebbe fare
un altro 9. Olivetti, se non ne ha la nausea, Le direi io
come... ovviamente e sarebbe divertente.”
Imperterrita ho continuato a fare ricerche sull’ Olivetti anche perché volevo divertirmi come mi aveva assicurato la
Professoressa e così è stato, ma il
motivo per il quale fin dal principio scelsi di parlare dell’ Olivetti è semplicemente il ricordo che
avevo da bambina di quando dalla stanza accanto sentivo mio padre battere a
macchina ed ho il ricordo nitido dell’ incisione: Olivetti Lettera 35.
Già dall’anno scorso ho iniziato a conoscere Sottsass, ma quest’anno posso dire che mi sta accompagnando lungo il
mio percorso non solo a lezione, ma anche…
...entrando in un negozio di abbigliamento “mi si
illuminano” gli occhi a vedere una macchina da scrivere firmata da lui...
…oppure camminando per le vie di Milano e vedere un
manifesto con una libreria di mia conoscenza.
Per la
pelle del mio Handmadebook ho scelto
di usare la stampa ripetuta della storica rivista ideata e realizzata da Sottsass insieme a Barbara Radice, Christoph
Radl, Anna Wagner e Santi Caleca, Terrazzo 1988-1996
Ettore Sottsass. Dieci più tre numeri monografici con una diversa veste grafica,
tredici oggetti esteticamente raffinati sia per i contenuti, sia per la
notevole attenzione prestata alla scelta della grafica, delle immagini, della
copertina e della carta. La rivista diviene un punto d’osservazione
privilegiato, in grado di cogliere il flusso e il senso del cambiamento di un
mondo in rapida trasformazione
Per quanto riguarda il pieghevole ho sfogliato i due libri di Sottsass, e non solo, Scritto di notte e Foto dal finestrino ed ho raccontato Ettore Sottsass attraverso le righe, poi trasformate in immagini, che
man mano ho segnato leggendo.
Con il vetro avevo una certa dimestichezza, come
con il legno, con i sassi, la stoffa, gli spaghi, i fiammiferi.
Ettore Sottsass, Scritto di notte, ediz. Adelphi, Ottobre
2010 - pag 35
La
lampadina del prednisone si è immediatamente accesa. Ho pensato che potevo
domandare al signor Van Volkenburg di stamparmi una specie di giornaletto a
colori e con figure, formato standard americano, da mandare a tutti i miei
amici in risposta alle loro lettere, con notizie del mio stato di salute, con
il nome delle medicine, con il nome di chi mi veniva a trovare e tutto. Un
notiziario che si doveva chiamare <<East 120 Chronicle>> -
<<East 128>> come il numero della camera.
Ettore Sottsass, Scritto di notte, ediz. Adelphi, Ottobre
2010 - pag 236
Un
designer dovrebbe sapere che gli oggetti possono diventare lo strumento di un
rito esistenziale.
Ettore Sottsass, Nel mondo degli oggetti, conversazione
del 10 Marzo 2004, "Domus", n.869, Aprile 2004.
Sentivo
una grande necessità di visitare luoghi deserti, montagne, di ristabilire un
rapporto fisico con il cosmo, unico ambiente reale, proprio perché non è
misurabile, né prevedibile, né controllabile, né conoscibile... mi pareva che
se si voleva riconquistare qualche cosa bisognasse cominciare a riconquistare i
gesti microscopici, le azioni elementari, il senso della propria posizione.
Ettore Sottsass, Ettore Sottsass.
Metafore, ediz. Skira, Novembre 2002,
pag.1
Ho
letto che a Milano un ristorante ha preso come suo motto una frase di Oscar
Wilde e la cito: << Non riesco a sopportare quelli che non prendono
seriamente il cibo>>. Potrebbe anche essere il mio motto.
Ettore Sottsass, Foto
dal finestrino, ediz Adelphi, Milano, 2009, pag. 39
Quei
mobili avevano la caratteristica di essere decorati con laminato plastico, e di
avere tutti quanti colori più o meno
vivaci.
Ettore Sottsass, Scritto di notte, ediz. Adelphi, Ottobre
2010 - pag 290
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